Vicenza, la Fotografia del Volontariato Attivo Nella Prima Ondata
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Vicenza, la fotografia del volontariato attivo nella prima ondata  

I risultati dell’indagine condotta dal Csv sulla condizione di volontari e associazioni nella fase 1 della pandemia, in linea con il resto d’Italia di Alessia Ciccotti

Tra i mesi di maggio e giugno, il Csv di Vicenza ha condotto un’indagine, tramite un questionario on line, per conoscere le necessità di volontari e associazioni in piena crisi sanitaria e per documentare le azioni di supporto attivate nel periodo per intercettare fragilità e bisogni del territorio. Hanno risposto al questionario 119 enti di terzo settore, pari al 14% di quelli interpellati, prevalentemente organizzazioni di volontariato iscritte al registro regionale. Dai dati è emerso che 81 organizzazioni su 119 hanno svolto attività correlate con l’emergenza sanitaria durante il lockdown, mentre 38 hanno svolto solo l’ordinaria amministrazione. A partire dal 4 maggio, le organizzazioni attive per il contrasto della pandemia sono state 80 e di queste, 69 hanno proseguito con quanto intrapreso nella fase di chiusura, mentre 11 hanno fornito il loro contributo a partire da quella data. In linea con quanto riscontrato nel resto d'Italia, durante la fase più acuta dell’emergenza, le associazioni si sono occupate in prevalenza di consegnare a domicilio alimenti, buoni spesa e/o farmaci (48%); il 44% delle associazioni ha effettuato attività di supporto sociale e/o psicologico e informativo. La consegna dei dispositivi di protezione individuale - principalmente mascherine, ma anche guanti, presidi di disinfezione, tute sanitarie protettive - ha interessato il 31% delle associazioni e il trasporto sanitario e sociosanitario il 17%. Le organizzazioni rimaste operative hanno collaborato principalmente con i Comuni (53%). Un’ulteriore quota consistente di associazioni ha collaborato con la Provincia di Vicenza (45%) e altre associazioni (30%), mentre più rara è stata la collaborazione con altri enti del terzo settore (10%). La stragrande maggioranza delle associazioni attive in emergenza ha evidenziato la carenza di dispositivi di protezione individuale; molti enti inoltre hanno dovuto provvedere in autonomia all’acquisto di mascherine, guanti e gel disinfettante. Infine, per quanto riguarda le riunioni degli organi sociali, l’indagine rileva che nel periodo dell’emergenza sono state effettuate in videoconferenza dal 40% delle organizzazioni rispondenti. Tra queste associazioni, i tre quarti affermano l’intenzione di portare avanti questa esperienza, mentre un quarto non è interessato a proseguire con gli incontri virtuali. Leggi qui il report completo.