Sull’obbligo per le organizzazioni del terzo settore di mettere on line le somme percepite da enti pubblici, il ministero dello Sviluppo economico chiede lumi al Consiglio di Stato su tre aspetti della norma. Per CSVnet la scadenza è ormai da considerarsi al febbraio 2019
Proprio nel giorno in cui si sarebbero dovute sciogliere le incertezze sull’obbligo per le organizzazioni del terzo settore di pubblicare on line i contributi pubblici percepiti (oltre 10 mila euro), l’atteso pronunciamento del governo genera una situazione di stallo. Il ministero dello Sviluppo economico (Mise) – da cui si attendeva l’ultima parola sulla vicenda – ha infatti rimandato tutto al Consiglio di Stato, a cui ha posto tre quesiti legati al controverso comma 125 dell’art. 1 della "legge annuale per il mercato e la concorrenza" (124/2017). La lettera, firmata dal capo di gabinetto del Mise, è anche il risultato della pressione esercitata dal Forum del terzo settore, che nelle ultime settimane aveva sollecitato vari organi governativi a chiarire una questione che sta preoccupando moltissime realtà del non profit.
Dei tre quesiti del Mise il secondo, e principale, riguarda proprio la decorrenza dell’obbligo di pubblicazione che, va detto, che riguarda anche le imprese. Come ricostruito da CSVnet nei giorni scorsi, secondo autorevoli pareri (non ultimo quello del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali del 23 febbraio scorso) l’obbligo previsto dal comma 125 riguarda i contributi "di qualsiasi genere" percepiti (anche sotto forma di incarichi) nel 2018 e quindi il termine di pubblicazione sarebbe il febbraio del 2019. Tuttavia, altre posizioni propendono per una lettura più restrittiva, cioè per rendicontare i contributi del 2017 entro il febbraio 2018, cioè entro oggi…
Va sottolineato che nel porre la domanda al Consiglio di Stato, il Mise sembra sbilanciarsi in favore della prima interpretazione, affermando: "In effetti, le norme in questione sono entrate in vigore il 29 agosto 2017 e se si dovesse ritenere che le stesse operino sulla rendicontazione 2017, tutti gli operatori si troverebbero ovviamente nella situazione di non aver raccolto alcun dato in maniera strutturata e sistematica almeno per i primi nove mesi del 2017, quando le norme in questione non erano in vigore nel nostro ordinamento".
Non solo. Nel suo terzo quesito il Mise chiede lumi al Consiglio di Stato anche su una eventuale non sanzionabilità delle organizzazioni non profit in caso di inadempienza, segnalando che il previsto dovere di restituzione delle somme percepite potrebbe valere soltanto per le imprese. Ma in ogni caso, segnala il Mise nel primo dei tre quesiti, la norma è incerta anche riguardo le verifiche e i controlli sull’adempimento dell’obbligo di pubblicazione. Chi dovrebbe farli? L’Anac o altre pubbliche amministrazioni?
È chiaro che la richiesta di chiarimenti del Mise non otterrà risposta in tempo utile, ma secondo CSVnet, tenendo conto anche della citata nota del ministero del Lavoro, il termine del 28 febbraio 2018 può essere ormai considerato una questione archiviata e l’obbligo decorrerà quindi dal febbraio del prossimo anno.