In questa ultima settimana abbiamo ascoltato tante storie di vita, testimonianze, racconti, aneddoti, fragilità, difficoltà. Vite spezzate, sentimenti di amore, odio e rancori. È questa la vita, da raccontare, da vivere? Una vita che passa, perché è il tempo che trascorre inesorabilmente, senza poterlo fermare. Spiace la sofferenza, la stretta al cuore nell’ascoltare in un incontro tra persone vicentine e ucraine il canto dell’Inno Nazionale Ucraino, intonato dalla splendida voce del soprano Illaria Ethno, vedere gli occhi lucidi, commossi, pieni di lacrime, sentire ripetere la frase che si deve vincere la pace, non la guerra. Eppure la pace sembrava un diritto acquisito dall’umanità, nessuno di noi crede che non ci possa essere la pace. Ma altri non se ne curano, con la forza e la violenza esprimono il peggio dell’umanità. È un gesto questo che si perpetua in ogni momento di violenza, anche nello spezzare e condannare giovani vite, per quanto hanno vissuto, nei loro corpi feriti e/o violati. Scappa una vita così, ma sarebbe il tempo che il resto della vita fosse diverso, anche se non raccontato. Un tempo vissuto con la possibilità di guardare all’alba con fiducia.
Gabriella Mezzalira, presidente
Maria Rita Dal Molin, direttore